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Prevenzione dei fattori di rischio.

Dott.ssa Lidia Brero

Il  primo  studio  sulla  prevenzione dei  fattori   di  rischio  cardiovascolare specifico  sulle donne e’   stato   pubblicato   solo  nel 1999  ed e’  stato  purtroppo  subito   chiaro  che la  malattia  cardiovascolare  non  e’ una malattia  solo “ maschile”.

 

Ma  sia il  trattamento  medico  sia  la prevenzione dei  fattori  di rischio  ha permesso  di ridurre  i  danni,   per cui l’ incidenza della malattia  e’  scesa di  1/3  rispetto  ai  dati  del 1980. Dati  del  2007 (USA) parlano  di 100 donne  su  100000,  dati   migliori   rispetto  agli  anni  80  ma sempre allarmanti  se pensiamo  all’ incremento  di   malattia  fra  I 35  e 55 anni legata all’ obesita’  e senza  considerare  che le donne di  razza nera  sono  decisamente piu’ a rischio   rispetto a quelle di razza bianca.

Altro  grosso   rischio  legato  al sesso  femminile e’ l’ ictus  e di  questo  l’ictus  ishemico  cardioembolico  rappresenta  il  20% . Negli  score di  rischio di ictus  in  un paziente  con  fibrillazione atriale  il  fatto    di  essere  donna  rappresenta  un aggravante  che incide  sull’ aumento  dello  score.

 

Dell’ obesita’  ho  gia’  accennato,  altro  fattore di rischio   e’ l’ ipertensione  che e’  presente  nel  30%  delle donne > 65anni e poi  il  diabete che porta  il  paziente  su  un profilo  di  rischio  cardiovascolare nettamente alto  preludio  per la cardiopatia  ischemica.

 

In  tutti i  grandi  studi   clinici in  passato la percentuale di  donne  arruolate  e’  stata minima o  assente. Ne consegue  che la maggior  parte  dei  nostri   trattmenti  sono  stati   studiati e sperimentatati  su  una popolazione  maschile .  Recentemente  si  e’  corretta  questa tendenza  e   la percentuale di  donne arruolate  e’ salita dal  30  al  50%.

Si e’  arrivati  alla conclusione che il  trattamento   poteva  essere  simile ad  un  trattamento   per i  pazienti  maschi  con qualche eccezione.

 

Si e’  confermato    che lo  stroke  e’  decisamente  prevalente  nelle donne anche  di eta’ inferiore  ai  75  anni ,  che  le donne  vivono  di piu’  ma sono  afflitte  da  molte comorbilita’  e si ammalano  di  cardiopatia  ischemica  circa  una decina di  anni  dopo  gli  uomini:  c’e’  sicuramente  un  beneficio  diverso  nella correzione dei  fattori  di  rischio  legato  al  genere femminile.

 

Sulla base di  queste  premesse generali  sono   state redatte  delle indicazioni  sull’ utilizzo  di  alcune  terapie che sono   ste  considerate in  classe III  cioe’  controindicate, non  utili  anzi  dannose.

Quindi  da non  fare:

  • Terapia  in menopausa: la terapia ormonale sostitutiva  non  deve essere usata per prevenzione primaria o  secondaria   della malattia cardiovascolare.
  • I  supplementi  con  antiossidanti: vit E C beta carotene non  devono  essere usati per prevenzione primaria  o  secondaria  della malattia   cardiovascolare.
  • Acido  folico  o  senza supplementi  con  vit B6 B12 non  hanno  indicazione per la prevenzione cardiovascolare
  • L’ aspirina  per prevenzione della cardiopatia ischemica  nelle donne con  eta’ < 65  anni non  ha nessuna indicazione cardiologica

 

I continui  risultati   degli  studi  permettono  di  scrivere  delle linee  guida  con  degli  algoritmi  di  trttamento aggiornati  che rappresentano la base di programmi  di  educazione sanitaria  nazionali.

 

Da linee guida  “evidence  based”  basate sull’ evidenza  bisogna  pero’  passare a linee guida “effectiveness based” in  cui   I  benefici   vengono testati  ed utilizzati   di routine nella pratica  clinica  perche’  efficacy, in   una strategia  anche  costo/efficacia,  cercando   di  migliorare l’ aderenza  alla terapia  ma prima di tutto  ad un  corretto  stile di  vita.

 

Alla prossima  puntata

 

Lidia Brero

 

 

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